• 35.jpg
  • 32.jpg

Sala 4 - Apollo e le sue Armonie


DON MINICO

A raccontarci di altri suoni e strumenti, dai cordofoni ai membranofoni, fino agli aerofoni meccanici, come in una festa musicale multietnica, è la Sala che lega Apollo alla tradizione peloritana, e in più in generale a quella siciliana. Perché è proprio lui, il dio luminoso, dopo aver sottratto al fratello Hermes, la lira ricavata da un carapace, due corna bovine e corde di minugia -, l’-archetipo degli strumenti a corde pizzicate con le dita o plettri, o sfregati da archetti – a fare prevalere le armoniose vibrazioni delle corde, consonanti con la musica delle sfere, ai lascivi e lussuriosi suoni degli strumenti a fiato.

 

  • IMG-20210411-WA0036.jpg
  • IMG-20211120-WA0010.jpg

  • IMG-20211228-WA0017.jpg
  • IMG-20220103-WA0001.jpg

Celebre, e raccontato da più fonti, anche figurative, lo scontro epico con il satiro Marzia, che per aver osato sfidare il suono celestiale delle vibranti corde, con il suo flauto da satiro frigio, verrà scorticato vivo.

Dunque la Sala IV del Museo, propone un viaggio a stretto contatto con la famiglia dei cordofoni, giunti a noi da lontane terre, per trovare casa soprattutto nei saloni dei barbieri, dediti, già in epoche antiche, all’uso di strumenti a corde, poi definite, a partire dall’Ottocento, nelle forme organologiche, di mandolini, violini e chitarre. Assieme, tali strumenti, formeranno le orchestrine, dedite alla musica da ballo, con la triade del liscio (valzer, polka e mazurka), e all’accompagnamento delle serenate.


Oltre oceano, a seguito delle ondate migratorie verso le Americhe, i siciliani suonatori saranno protagonisti, all’alba del Novecento, della nascente industria discografica, con produzioni da capogiro, primeggiando anche nel jazz, la nuova musica che conquisterà il mondo, con il suo formidabile mix di tradizioni così lontane nelle origini (Africa, Europa, America), ma profondamente unite nel vissuto esistenziale comune, insidiando, o meglio, contendendo la scena maggiore alla musica classica europea, incontrastata regina per secoli nella categoria di sublime espressione d’arte, vocale e strumentale.

  • IMG-20211228-WA0023.jpg
  • IMG-20220205-WA0010.jpg

  • IMG-20220130-WA0002.jpg
  • IMG-20210306-WA0001.jpg

Ma la Sala IV è anche intitolata a Don Minico, non solo inventore della pagnotta alla disgraziata peloritana, ma anche rampollo di una famiglia di ibbisoti, custodi dei saperi musicali della comunità di Gesso. Lui stesso in gioventù suonava l’organetto diatonico, sulle orme del fratello maggiore Toni Mazza, e dopo anche i fratelli Scaltrito, Giuseppe e Paolo, poco più che bambini, iniziano a suonare lo stesso strumento, e don Paolo, ancora oggi, ci delizia, ogni domenica con il suo strumento al museo, mostrando grande vitalità e memoria lunga, a dispetto dei suoi oltre ottant’anni! La musica è sempre stata la colonna sonora della vita comunitaria, e anche le donne partecipavano agli appuntamenti musicali, suonando il tamburello, come sapeva fare bene la madre di don Paolo, anche lei una Mazza, sorella di Toni e Minico.

Bella vista fanno poi i grandi tamburi a bandoliera, ancora oggi a cadenzare ritmicamente, i cortei processionali. Ad attestare poi la permanenza e l’uso del tamburo a cornice, membranofono al femminile di arcaica memoria dionisiaca, una ricca collezione di esemplari, al pari di quella della liuteria messinese e catanese, riferita a mandolini, chitarre, violini, e ancora mandolini banjo e chitarre banjo, oltre strumenti a corde provenienti da altre culture musicali europee, medio-orientale e etiopiche.


 

Anche in questa sala del museo incontriamo figure cerimoniali simbolo, quali il Diavuluzzu di Savoca, il Pulcinella musicante con il suo colascione, il tamburinaio messinese ottocentesco, con la sua elegante livrea, la popolana ibbisota.

Così come succede lungo il percorso espositivo, anche in questa Sala, secondo un pertinente approccio interdisciplinare, ecco la ricca sezione dedicata al ciclo del grano, introdotta dalla figura simbolo del cugghituri. Tanti orizzonti culturali mediterranei, tra suoni e contesti contadini, e spazi cerimoniali, si ritrovano dunque felicemente richiamando una memoria antica ed insospettabili connessioni di vita e cultura, che rimbalzano sul nostro presente identitario così frammentato ed incerto, in cerca di attenti Interlocutori.

  • IMG-20220205-WA0010.jpg
  • IMG-20220206-WA0029.jpg

TESTIMONIANZE